martedì 28 dicembre 2010

Liste d'attesa, per l'attesa o per aumentare il desiderio?

Sembra che i brand lusso abbiano scoperto e messo in atto una strategia commerciale che poco sfrutta la quantità e tantissimo la smania di possesso.
Non basta, infatti, avere un proficuo conto in banca o aver fatto colletta tra i regali di natale e le monete del maialino salvadanaio per accaparrarsi l'ultimo modello Peekaboo di casa Fendi, o la giacca duvet di Moncler, o la mitica Birkin di Hermes.
Le liste d'attesa sono infinite, le file fuori dai negozi al freddo o al caldo sono estenuanti, ma le fashion victim non demordono, aspettano che arrivi il loro turno per pagare profumatamente il loro oggetto del desiderio, magari confezionato accuratamente dentro una scatola arancione, che verrà riposta con cura negli appositi armadi, cercando di appagare gli animi, già in fibrillazione per un'altra limited edition.
Non c'è da meravigliarsi, quindi se in pieno inverno le farmacie siano affollate di ragazze, vestite alla moda, munite di Hugg e cuffie per orecchie, che acquistano sciroppi, aspirine e prodotti omeopatici per combattere febbri e raffreddori; è probabile che abbiano aspettato in Piazza S. Babila davanti al negozio di H&M a sperare di entrare per prime e acquistare l'intera collezione li Lanvin for H&M, tra l'altro già passata in rassegna da giornaliste e raccomandate.
Idem per Moncler. Inutili file, per chi veste taglie comuni, già terminate i primi di giugno per la stagione invernale successiva.
File di ragazze si accalcano in Via Della Spiga aspettando di entrare in boutique, chiedendosi, sovente, il motivo crudele per il quale, anche se il negozio è quasi vuoto, debbano stare fuori al freddo ad aspettare le direttive di un omone che governa le folle.
Poi ancora, Abercrombie & fitch, marchio americano che sembra aver trasformato un negozio d'abbigliamento in un locale notturno con tanto di commessi (bellissimi) ballerini, musica ad alto volume, luci soffuse e l'immancabile fila all'ingresso.
Per una buona causa attendere invece dai due ai quattro mesi per la personalizzazione delle borse di Goyard, sembra una costante per le appassionate; si sceglie il modello e la tonalità e successivamente si può stampare vistosamente il proprio nome sulla stampa all-over di shopping bag o bauletti.
Insomma, l'ATTESA sembra essere la nuova strategia per procacciare acquirenti.
La maison Hermes la utilizza da sempre, anche se i modelli storici delle borse sono i più imitati non solo tra le bancarelle dei mercati rionali, ma anche da stilisti emergenti o pelletterie di secondo livello, che propongono Birkin o Kelly a prezzi ragionevoli e nei materiali più disparati.
Se volessero ,questi marchi, potrebbero accontentare tutte semplicemente aumentando la produzione, o ingrandendo i punti vendita, ma sicuramente possedere un' Hermes, o avere al braccio una Peekaboo, ben coperte dal caldo piumino Moncler, non avrebbe la stessa "allure".
Quindi, forza e coraggio, avvolte accuratamente (ovviamente non con la giacca suddetta ancora appesa in boutique!!) e con banconote alla mano, non illudetevi di tornare a casa col vostro bottino....scegliete, prenotate e attendete la chiamata della gentile commessa che vi chiamerà quando il prodotto sarà arrivato in negozio!!
Buona fortuna!!!!

martedì 7 dicembre 2010

Dear Santa Claus...

E’ giunto il momento tanto atteso da grandi e piccini di dimenticare per un attimo faccende domestiche, compiti, fitting, sedersi e pensare  quali beni materiali il caro vecchio Babbo Natale vorremmo che ci portasse.
Certo è che quando si deventa grandi, il faccione barbuto e sorridente vestito di rossova ad assumere le sembianze reali di parenti, amici e fidanzati che tecnicamente metteranno le mani al portafogli per riempire gli alberi di doni e prelibatezze culinarie.
Prendendo in esame tre diverse tipologie di donne, tutte interessate principalmente alla moda e di un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, ma con gusti e modo di vivere molto differenti, ho immaginato le loro rispettive lettere a Babbo Natale, che o metaforicamente o materialmente o sul conto corrente del “papi”, staranno scrivendo in questi giorni.
          
 “La ragazza Paris Hilton”

Definizione:          “caramellosa”, Lolita nel DNA, non passa inosservata  
               coi suoi mini dress rosa, fuxia, da ragazzina “pon pon”, sovente accompagnata dal  suo fido Chiuaua, Carlino o per le meno “bamboline”, Coker Spaniel.


Adorato Babbo Natale,

quest’anno vorrei:
L’abito monospalla, maxi rouche, in tafta di seta fuxia(cerca di non spaventarti, non è un arma!) che Lanvin ha disegnato per H&M.
Lo so che è gia tardi e che anche io avrei dovuto fare la fila il 22 novembre scorso alle cinque del mattino davanti al negozio di piazza S.Babila, ma dovevo portare Baby, il mio Carlino, a fare il massaggio anti stress, poi dovevo cambiare la farfalla dell’unghia del mignolo destro perchè viola mi aveva stancato, quindi in questo marasma di impegni non ho avuto il tempo di andare. Quindi, ti prego, tu puoi tutto e se proprio non riesci a trovarlo potresti entrare fortuitamente a casa della Ferragni e prenderne uno suo, tanto lei non li ha nemmeno pagati!!
Poi vorrei le scarpe di Gianmarco Lorenzi modello  con la rosa in seta rosa, tacco 16 numero 37 (ma se non le trovi anche un altro numero, adatterò il mio piede);
poi vorrei lo smalto “Holiday 427” di Chanel che starà benissimo con le scarpe e il vestito;
il profumo “Miss Dior Cherie” perchè l’ Angel di Terry Mugler alla mia Baby dà fastidio e la fa starnutire continuamente,povero amore!
Ultimi due desideri, mio adorato;
sono due borse bellissime che troverai in boutique, una di Dior “Fish Embrodery Sadolle”, perfetta per dare un tocco di colore a questo grigio inverno, poi a Milano si vestono in modo così triste...non trovi?
E l’altra è di Marc Jacobs,”Westside  Purple” grande abbastanza da poterci portare la mia Baby col suo nuovo pellicciotto rosa, in giro anche lei tra le vie dello shopping .
                 
                                                     Tua Paris
 


La ragazza “aristocratica”

 
 
Definizione: Pudica, classica chic, stereotipata. La sua mise ruota intorno a tre quattro marchi assolutamente Made In, copiati dalla tradizione tramandata dalla mamma e dalla nonna e dalle amiche con le quali sovente scambia opinioni e pettegolezzi davanti a un buon te nei migliori bar del centro.

Egregio Signor Babbo Natale,

 lei sarà molto impegnato, ma vorrei che lei fermasse la sua attenzione sui miei desideri per queste festività natalizie.
Vorrei il piumino ,o duvet, Moncler “Djourba Jaket” in nero o in avorio come le Hogan  beige, che ho visto alla madre del mio ragazzo, Pier Giorgio e mi piacciono tantissimo.
Poi mi piacerebbe ricevere il bauletto “Speedy ” di Louis Vuiton che ho gia in nero, però beige e marrone sarà perfetto per fare il giro dei parenti del mio fidanzato il 26 mattina;
infine vorrei il maglione di Loro Piana che completerà il mio outfit che metterò per andare a conoscere la nonna di Piergiorgio.

Cordiali Saluti , Camilla



La ragazza” Prada Style”






Definizione:      Seriamente convinta che l’ultima collezione di Prada sia immettibile e che darebbe un’ aria da “zitellona” anche a Pamela Handerson, ma Miuccia ha inventato il “brutto che piace”, quindi senza guardarsi troppo allo specchio e inorridire, chiude l’uscio di casa e si immerge a testa alta tra le vie del centro meneghino.

 
 
Caro Prada Natale,

ho apprezzato tantissimo le ultime tue sfilate della P/E2011 e vorrei gia tutto.
Ma ci sarà tempo dopo i saldi di gennaio.
Per natale vorrei l’abito in maglia nero/rosso, con la pelliccia sul seno, che trovo una genialata per chi come me ha una prima scarsa , fa volume lì dove non c’è;
Poi vorrei le “Patent Loafer” che mi ricordano tanto il mio personaggio preferito, Mery Poppins....un tuffo nei ricordi!
Trovo magnifica la borsa “ Frame” in cuoio marrone anche lei
supercalifragistralmente Poppins style;
Di Miu Miu ci sarebbe uno spolverino Rosso/nero in seta che starà benissimo con il vestito;
Poi , visto che forse per i cosmetici Prada dovremmo attendere ancora qualche stagione, vorrei i tre smalti di Chanel in edizione limitata, cromaticamente Miuccia style;
Altro tuffo nei ricordi, i mocassini “laser Cut” identici a quelli che indossava Suor Pierina ai tempi delle elementari, comodi, austeri ed elegantemente orrendi.....Adorabili!
Infine vorrei la borsa in nappa intrecciata “tricolor” che abbinerò sapientemente a un mini black dress perchè è gia “ too much”.
Onorata di fare parte del tuo club, per sempre fun ,

Tua Lydia


martedì 30 novembre 2010

C’era una volta la carta stampata



c’era una volta quell’emozione di recarsi al mattino dall’ edicolante di fiducia, con il cappuccino nel bicchiere di carta fumante e comperare 1, 2 , 3, riviste curiosi di leggere l’ultimo articolo di Daniela Bianchini sui “vestiti e sull’uso che si può farne”;
c’era una volta il gesto di strappare con foga il celofan di Vogue e sentirne l’odore, toccarne le pagine patinate,  ascoltare il rumore delle pagine, assaporare la moda con tutti i suoi gusti, dolce, acida o caramellosa, guardare e ammirare come tra opera d’arte e comunicazione pubblicitaria David Lachapelle avesse dato un’anima all’ultimo abito di Victor &Rolf, come avesse reso mettibile un piumone con tanto di cuscino dietro la testa , nel lontano 2005, prima che Carlà diventasse la nuova first lady di Francia;

C’ era una volta la punteggiatura. I periodi erano sapientemente scanditi da virgole,punti e virgola e i punti esclamativi erano ben dosati e posizionati in modo e in tempo opportuno;
Adesso, lontano dal voler essere un manifesto contro la normale evoluzione tecnologica e sociale, che risulterebbe autoreferenziale e patetica, invito, bensì a un uso moderato e “distaccato” del web, sfruttando la sua efficace velocità di comunicare e di trovare “tutto”, ma di filtrare questo “tutto” confrontandolo sempre con informazioni “DOC”.
Ricordando che considerare “vangelo” ogni “insieme di parole” scritte dalle fashion bloggers, nuoce gravemente alla Cultura e al prezioso tempo che si impiega a leggerlo.
La Moda se avesse un segno zodiacale sarebbe sicuramente gemelli, ambivalente e con tante sfaccettature.
Chiunque può parlare di lei, delle sue tendenze “spicciole”, su quanto quest’inverno si porti l’animalier , il cammello, il nero, il pizzo e un’infinità di altri riferimenti cui utilità è paragonabile al  dire che l’acqua è bagnata e per questo diventate prelibate leccornie di tutte le “esperte” bloggerine del web.
Ma la moda è altro. La si può vedere come l’immagine della socetà, delle sue evoluzioni, delle sue contraddizioni, espressione di condizioni culturali lontane dalle mere descrizioni di ciò che le modelle indossavano in passerella.
Quindi, vivendo ormai in democrazia e in una “libera” (??) espressione di pensiero, non si può censurare o fermare la scalata (sempre su tacco 16!) delle bloggers, verso le vette più alte del fashion system.
Certo è che negli ultimi tempi sia il mondo creativo che editoriale, accorgendosi della forza mediatica assunta da queste “penne impazzite”, sta facendo notevoli ed evidenti opere di lecchinaggio per cercare di mettersi il nemico in casa, invitandole alle sfilate o stendendo interviste tra le pagine della stampa internazionale.
E proprio per questa situazione che vorrei lanciare una mozione d’ordine che ristabilisca, le gerarchie e le facoltà, in base a copetenze ed esperienze concrete e professionali.
Non vorrei mai vedere, altrimenti, la tredicenne “fashion’s killer” Tavi Gevinson che se la ride con Miuccia in prima fila alla sfilata e in “seconda classe” seduta con la bava alla bocca Anna Wintour emarginata, o peggio ancora, che la settimana della moda venisse stravolta dall’appuntamento per la pedicure del Carlino di Chiara Ferragni nuova guru  e direttrice di Vogue.

Lo dico in difesa e in rispetto di tutti i professionisti che conoscono la moda, che l’hanno studiata e che per anni hanno dovuto misurare e nascondersi dietro articoli informativi che bandivano la presenza di qualsivoglia considerazione personale e che adesso si vedono assaliti e quasi sorpassati da ragazzine che parlano e commentano incensurate la moda e gli stilisti, ritenendo di poterlo fare perchè ieri hanno letto Vogue e credono di SAPERE la moda.

Usare internet come nuovo veicolo di informazione, va bene; invece di provare l’emozione di sfogliare le pagine del mio giornale preferito (Amica), mi abituerò alla sensazione unica che dona il touch screen quando lo sfogli con le dita, la trepidazione e il leggero senso di ansia per la batteria che sta finendo, mentre però continuo a leggere le perle di saggezza di giornaliste che scrivono di quello che hanno studiato, seguito, sviscerato e vissuto per anni; acquisendo l’occhio e la mente di colui che CONOSCE ciò di cui parla.
Infine  è necessario ricordare, anche per sottolineare che non è per invidia, ma per amore per la moda e per la giusta comunicazione, la “signora Maria di Messina” che non possiede un computer, dubito che sappia cos’è un IPad e che sicuramente non leggerà il blog di Anna Dello Russo (beata lei!) e che quindi potrà avvalersi solo della carta stampata, demodè e ingombrante, dalla quale si aspetta di apprendere i consigli su cosa deve indossare per essere alla moda.
“The show must go on” delle riviste patinate, dell’edicolante sotto casa, dell’odore di colla misto a carta e alle nobilitazioni tipografiche, che devono esistere e recuperare un pò della loro lacerata egemonia.
         

Quante cose si dicono riguardo agli "inizi".

"Chi ben comincia è a metà dell'opera".
"All'inizio è tutto una scoperta".
"L’inizio è la metà di tutto." (Platone)
"L’inizio è la parte più importante di un lavoro." (Platone)
Etc........
L'aggettivo che meglio definisce i miei inizi è: DIFFICILISSIMI!!!

Anche per il primo post di questo blog vale lo stesso.
Di cosa parlo adesso, quando avrei una valanga di cose da dire?
Dando un'occhiata alla mia pagina Google Reader non posso non notare che tutti, blogger, stampa, video, parlano della collaborazione di Lanvin per H&M.
Di sicuro una genialata commerciale, che ha portato al brand Lanvin la notorietà che ancora
non era perfettamente allineata con gli altri marchi. Facendo infatti un sondaggio a chi la moda diciamo non la mastica tutti i giorni o semplicemente non è il tema principale su cui ruota la sua esistenza, Lanvin non era praticamente conosciuto o riconosciuto come marchio famoso.
Adesso, invece, grazie alla notorietà del più popolare e sicuramente più economico H&M, i colori, le mise e i volumi di Lanvin sono entrati nell'immaginario e nei desideri dei "più".
Senza dare un giudizio prettamente soggettivo sullo stile, "fru,fru" da fanciulla "caramellosa", non affine ai miei gusti, vorrei fermare l'attenzione su dei dettagli FONDAMENTALI:
1 Siamo veramente pronti a vedere marciapiedi, discoteche, ristoranti, feste di natale, piene di ingombranti rouche gialle, come queste???
2 Avendo , queste rouche, invaso gli armadi di un bacino di utenza molto più ampio di quello della prima linea, è lecito pensare che non tutti/e avranno lo stesso buon gusto dell'aristocratica parigina che compra Lanvin in Rue St Honore, e non capiranno che un vestito come questo
 non dona particolarmente a chi ha un fisico "burroso" come questo!!

Apparte questi dettagli, nulla da dire sulle recenti joint venture tra il marchi H&M e i vari brand lusso più famosi......

PS:
L'inizio è sempre un pò duro e serve da riscaldamento.....alla prossima e "buona MODA" a tutti!