martedì 30 novembre 2010

C’era una volta la carta stampata



c’era una volta quell’emozione di recarsi al mattino dall’ edicolante di fiducia, con il cappuccino nel bicchiere di carta fumante e comperare 1, 2 , 3, riviste curiosi di leggere l’ultimo articolo di Daniela Bianchini sui “vestiti e sull’uso che si può farne”;
c’era una volta il gesto di strappare con foga il celofan di Vogue e sentirne l’odore, toccarne le pagine patinate,  ascoltare il rumore delle pagine, assaporare la moda con tutti i suoi gusti, dolce, acida o caramellosa, guardare e ammirare come tra opera d’arte e comunicazione pubblicitaria David Lachapelle avesse dato un’anima all’ultimo abito di Victor &Rolf, come avesse reso mettibile un piumone con tanto di cuscino dietro la testa , nel lontano 2005, prima che Carlà diventasse la nuova first lady di Francia;

C’ era una volta la punteggiatura. I periodi erano sapientemente scanditi da virgole,punti e virgola e i punti esclamativi erano ben dosati e posizionati in modo e in tempo opportuno;
Adesso, lontano dal voler essere un manifesto contro la normale evoluzione tecnologica e sociale, che risulterebbe autoreferenziale e patetica, invito, bensì a un uso moderato e “distaccato” del web, sfruttando la sua efficace velocità di comunicare e di trovare “tutto”, ma di filtrare questo “tutto” confrontandolo sempre con informazioni “DOC”.
Ricordando che considerare “vangelo” ogni “insieme di parole” scritte dalle fashion bloggers, nuoce gravemente alla Cultura e al prezioso tempo che si impiega a leggerlo.
La Moda se avesse un segno zodiacale sarebbe sicuramente gemelli, ambivalente e con tante sfaccettature.
Chiunque può parlare di lei, delle sue tendenze “spicciole”, su quanto quest’inverno si porti l’animalier , il cammello, il nero, il pizzo e un’infinità di altri riferimenti cui utilità è paragonabile al  dire che l’acqua è bagnata e per questo diventate prelibate leccornie di tutte le “esperte” bloggerine del web.
Ma la moda è altro. La si può vedere come l’immagine della socetà, delle sue evoluzioni, delle sue contraddizioni, espressione di condizioni culturali lontane dalle mere descrizioni di ciò che le modelle indossavano in passerella.
Quindi, vivendo ormai in democrazia e in una “libera” (??) espressione di pensiero, non si può censurare o fermare la scalata (sempre su tacco 16!) delle bloggers, verso le vette più alte del fashion system.
Certo è che negli ultimi tempi sia il mondo creativo che editoriale, accorgendosi della forza mediatica assunta da queste “penne impazzite”, sta facendo notevoli ed evidenti opere di lecchinaggio per cercare di mettersi il nemico in casa, invitandole alle sfilate o stendendo interviste tra le pagine della stampa internazionale.
E proprio per questa situazione che vorrei lanciare una mozione d’ordine che ristabilisca, le gerarchie e le facoltà, in base a copetenze ed esperienze concrete e professionali.
Non vorrei mai vedere, altrimenti, la tredicenne “fashion’s killer” Tavi Gevinson che se la ride con Miuccia in prima fila alla sfilata e in “seconda classe” seduta con la bava alla bocca Anna Wintour emarginata, o peggio ancora, che la settimana della moda venisse stravolta dall’appuntamento per la pedicure del Carlino di Chiara Ferragni nuova guru  e direttrice di Vogue.

Lo dico in difesa e in rispetto di tutti i professionisti che conoscono la moda, che l’hanno studiata e che per anni hanno dovuto misurare e nascondersi dietro articoli informativi che bandivano la presenza di qualsivoglia considerazione personale e che adesso si vedono assaliti e quasi sorpassati da ragazzine che parlano e commentano incensurate la moda e gli stilisti, ritenendo di poterlo fare perchè ieri hanno letto Vogue e credono di SAPERE la moda.

Usare internet come nuovo veicolo di informazione, va bene; invece di provare l’emozione di sfogliare le pagine del mio giornale preferito (Amica), mi abituerò alla sensazione unica che dona il touch screen quando lo sfogli con le dita, la trepidazione e il leggero senso di ansia per la batteria che sta finendo, mentre però continuo a leggere le perle di saggezza di giornaliste che scrivono di quello che hanno studiato, seguito, sviscerato e vissuto per anni; acquisendo l’occhio e la mente di colui che CONOSCE ciò di cui parla.
Infine  è necessario ricordare, anche per sottolineare che non è per invidia, ma per amore per la moda e per la giusta comunicazione, la “signora Maria di Messina” che non possiede un computer, dubito che sappia cos’è un IPad e che sicuramente non leggerà il blog di Anna Dello Russo (beata lei!) e che quindi potrà avvalersi solo della carta stampata, demodè e ingombrante, dalla quale si aspetta di apprendere i consigli su cosa deve indossare per essere alla moda.
“The show must go on” delle riviste patinate, dell’edicolante sotto casa, dell’odore di colla misto a carta e alle nobilitazioni tipografiche, che devono esistere e recuperare un pò della loro lacerata egemonia.
         

Quante cose si dicono riguardo agli "inizi".

"Chi ben comincia è a metà dell'opera".
"All'inizio è tutto una scoperta".
"L’inizio è la metà di tutto." (Platone)
"L’inizio è la parte più importante di un lavoro." (Platone)
Etc........
L'aggettivo che meglio definisce i miei inizi è: DIFFICILISSIMI!!!

Anche per il primo post di questo blog vale lo stesso.
Di cosa parlo adesso, quando avrei una valanga di cose da dire?
Dando un'occhiata alla mia pagina Google Reader non posso non notare che tutti, blogger, stampa, video, parlano della collaborazione di Lanvin per H&M.
Di sicuro una genialata commerciale, che ha portato al brand Lanvin la notorietà che ancora
non era perfettamente allineata con gli altri marchi. Facendo infatti un sondaggio a chi la moda diciamo non la mastica tutti i giorni o semplicemente non è il tema principale su cui ruota la sua esistenza, Lanvin non era praticamente conosciuto o riconosciuto come marchio famoso.
Adesso, invece, grazie alla notorietà del più popolare e sicuramente più economico H&M, i colori, le mise e i volumi di Lanvin sono entrati nell'immaginario e nei desideri dei "più".
Senza dare un giudizio prettamente soggettivo sullo stile, "fru,fru" da fanciulla "caramellosa", non affine ai miei gusti, vorrei fermare l'attenzione su dei dettagli FONDAMENTALI:
1 Siamo veramente pronti a vedere marciapiedi, discoteche, ristoranti, feste di natale, piene di ingombranti rouche gialle, come queste???
2 Avendo , queste rouche, invaso gli armadi di un bacino di utenza molto più ampio di quello della prima linea, è lecito pensare che non tutti/e avranno lo stesso buon gusto dell'aristocratica parigina che compra Lanvin in Rue St Honore, e non capiranno che un vestito come questo
 non dona particolarmente a chi ha un fisico "burroso" come questo!!

Apparte questi dettagli, nulla da dire sulle recenti joint venture tra il marchi H&M e i vari brand lusso più famosi......

PS:
L'inizio è sempre un pò duro e serve da riscaldamento.....alla prossima e "buona MODA" a tutti!