lunedì 7 marzo 2016

NEY YORK ; LA VETRINA DELL'EUROPA

The Big Apple...l’ombelico del mondo, il centro nevralgico dove ogni espressione, anche la più estrema ha la possibilità di essere manifestata.
Sede, dai mitici anni ’80, di iniziatici moti di pensiero, artistici, scientifici che in una parola possono definirsi “innovativi”.
La storia vuole che, però, la moda nasca sotto un altro cielo. Quello europeo, il vecchio continente che diede origine al tutto.
Figurativamente parlando il rapporto tra New York e l’Europa, cui limitazione geografica racchiude l’Italia, La Francia e diversamente la Spagna, lo si può designare come lo spettatore e il grande attore, che mette in scena la sua parte e che inevitabilmente viene criticato, osservato e analizzato da un osservatore attento e desideroso di carpire l’essenza, la cultura e “l’oltre” che dopo uno spettacolo ci si trova a ricercare.
Negli anni la Francia e L’Italia sono stati interpreti eccelsi, fautori di opere passate alla storia e certamente emulate da chi osservava.
La grande mela però, con la sua voglia di emergere e il suo stacanovismo, oltre a osservare assorbiva, prendeva appunti per poi creare il suo film, apportando perfezione e professionalità, che la più artistica Europa faceva fatica a svelare dietro il suo anarchismo e la sua impulsività.
Negli anni ’90 il boom della cinematografia americana. Da Pretty Woman a successivamente Sex And The City, come anche American Gigolo, tutti mettevano in mostra, innalzando gli stilisti europei, che senza questo forse oggi non sarebbero così osannati.
Valentino, Giorgio Armani, Versace e in tempi odierni molti altri diventarono da attori a pubblico parlante di tutto un mondo che cambiava, che si globalizzava, che voleva sempre di più soddisfare l’immagine, la bellezza, la possibilità di possedere qualcosa di esclusivo.
Grazie New York perchè hai apportato alla vecchia Europa, la concretezza e la capacità di azione, creando un connubbio potentissimo tra eclettismo e praticità, evidenti nella visione odierna del costume sociale.
Anche se adesso può sembrare che la moda stia soffrendo, un pò per l’incentivarsi del movimento orientale, un pò per l’affermazione sempre più evidente del pronto moda e del “vestire low Cost”, resta evidente che chi detta legge su tutte le tendenze e le “opere” in passerella, sia ancora sempre e comunque, la fantasia degli immortali latini.
E’ vero, le case di moda più illustri sono oggi dirette da altri nomi, che possono essere stati fino a poco prima dei semplici “addetti ai lavori”, ma hanno carpito, amato e studiato cosa significa stile, dai più grandi e dimostrano statisticamente, di riuscire a perpetuare la grandezza dei loro maestri.
Si deve a New York, a Vogue America, al cinema americano  la continua divulgazione, di questa eleganza innata che da sempre ha contraddistinto la nostra vecchia Europa.
Quindi con gratitudine la moda dovrebbe guardare questa metropoli, tanto misteriosa e a volte contraddittoria, quanto stimolante e permeata di ottimismo.

Lydia Cavaliere






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