lunedì 23 maggio 2016
Michele Ciavarella: “la conoscenza” del giornalismo di Moda
Oggi è un giornalista che utilizza sia strumenti cartacei, sia multimediali, partendo dall’esordio avvenuto sul quotidiano “ Il Manifesto”. Un giovane studente che ha avuto come mentori e insegnanti giornalisti di alto calibro e dove si occupava di cultura e società.
Per puro caso si avvicinò alla moda, perseguendo la medesima linea precedente: affrontare un tema essendone preparati, studiando e informandosi su ogni possibile sfaccettatura. Mondadori, Panorama e infine Rizzoli dove diventa Caporedattore di Amica.
Nel 2011 la sua scrittura si trasferisce anche sul web, fondando e dirigendo il portale femminile “Leiweb”, per Rcs. Da qui in poi l’operato giornalistico di MC passa al Corriere Della Sera, occupandosi sia di sezioni cartacee che online e aggiornando il suo blog “Undressed”, per il Corriere Della Sera.
Non c’è una preferenza per il giornalista tra le due modalità a livello di contenuti e informazione sui fatti, se non che la scrittura online è legata oggi alle regole intrascendibili del SEO, ciononostante non si può, come oggi accade sul web, dimenticare la precisione e l’autorevolezza delle informazioni che il lettore va a carpire leggendo.
La caratteristica positiva della “nuova comunicazione” è l’immediatezza, poter scrivere dopo venti minuti di una o dell’altra sfilata, ovviamente la condizione deve essere sempre quella di sapere cosa scrivere.
Non si può rimpiangere la carta stampata, come non si può ” pretendere di andare in Cina con una carovana di muli”. E’ vero, però che il linguaggio multimediale, a volte, non da il tempo alla riflessione e che quindi per gli editori non ha più influenza la preparazione e la professionalità degli scrittori, dalla grammatica ai contenuti.
Sulla scrittura il mezzo non deve influenzare le modalità e i contenuti, semmai la forma, ma essa comunque non deve scendere a livelli di non curanza solo perchè deve essere immediata.
Se si dovessero annoverare i cinque avvenimenti della moda meritevoli di farli diventare storia, potrebbero sicuramente essere: la rivoluzione Borghese di Coco Chanel tra la prima e la seconda guerra mondiale, quella invece anti-Borghese di Yves Saint Laurent dal 1958, l’arrivo degli stilisti giapponesi negli anni ’80, Rey Kawakubo, Issey Miyake e Yoshji Yamamoto, il debutto nel 1988 di Miuccia Prada che apportò alla moda la necessità della ricerca del senso e dell’iconoclastia e infine, nel 1996 l’irruzione dei visionari John Galliano da Dior e Alexander McQueen da Ghivenchy, che cambiarono totalmente la prospettiva della moda.
Della moda del XXI secolo, si può dire che la sua identificazione è ancora indecifrabile, a causa del gigantismo del mercato, dell’avanzarsi del “fast fashion” causato dall’attuale mortificazione della moda come “arte” che soccombe alla moda come “prodotto di lusso”.
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